Romagna
Un area geografica ricca di tradizione.
Un area geografica ricca di tradizione.
Fin da piccolo, mentre i miei genitori e mio nonno lavoravano in campagna, io trascorrevo le giornate con mia nonna Anita, cercando di imitarla e aiutandola nelle sue faccende domestiche.
Alla mattina si alzava per andare a raccogliere le uova, poi a dar da mangiare alle galline, alle mucche, alle pecore, ai conigli, erano come parte della famiglia.
Alla sera quando gli animali andavano a dormire (all’aperto), anche al buio lei sapeva dove dormiva quella pecora e in quale ramo di quale albero dormiva quella gallina!
All’epoca per ogni casata e famiglia sussistevano delle tradizioni che ognuno tramandava negli anni alle generazioni successive. Per esempio nella mia famiglia si usava regalare il corredo al nipote fatto con teli di Canapa ricamati a mano dalla nonna con pazienza e amore che poi Nonna Anita custodiva in un vecchio baule nella sua camera da letto.
La tela di Canapa era l’unica stoffa disponibile e gratuita che avevano i contadini dell’epoca perché veniva piantata ai bordi di grossi bacini d’acqua (canapa acquatica) dove solitamente si abbeveravano tutti gli animali.
Le foglie della canapa che rimanevano dopo la filatura erano utilizzate da mia nonna per affinare formaggi. A fine giugno, quando le pecore smettevano di produrre latte, sorgeva il problema di mantenere il più a lungo possibile i formaggi fino alla nuova produzione di gennaio.
All’epoca i soldi erano pochi e molti acquisti si facevano attraverso il baratto, così mia nonna durante il periodo di Natale, per comprare qualche regalo, scambiava al mercato i suoi pecorini con qualche cosa di utile per la casa.
Ma per riuscire a barattare più cose possibili, dedicava anima e cuore alle sue straordinarie creazioni che ancora oggi sono custoditi nella nostra casa con rispetto e gratitudine.
Paolo Farabegoli
Una casa di campagna, immersa nella nebbia in autunno e nel verde abbagliante dei campi in primavera ed estate.
Da bambino ci giocavo intorno e conoscevo ogni angolo e ogni pertugio, tutto per me era fonte di curiosità e alimentava la mia fantasia.
Ricordo che nel fienile dietro casa c’erano dei vecchi tini tutti rotti e ammassati che mio nonno non usava più per il vino. Questa montagna di botti di legno aspettava una nuova vita e un nuovo compito da svolgere.
Nel mese di agosto mia nonna li tirava fuori uno ad uno e li lavava quotidianamente per circa dieci giorni e poi li lasciava asciugare al sole. Nell’aria si sentiva il profumo del legno che si seccava al sole e ancora una punta agre del vino che ospitava.
Nel frattempo si raccoglievano le spezie e i fiori in campagna e si mettevano nelle cassette di legno della frutta ad essiccare al sole. Bellissimi colori e profumi riempivano l’atrio di fronte a casa queste cassettine in fila sembravano pennellate di colore in un quadro agrestre.
Ogni tino, lavato ed asciugato, veniva riempito con questi fiori e spezie raccolte ed essiccate e poi i formaggi venivano inseriti all’interno perché assorbissero tutti gli umori e i profumi di queste erbe.
Mia nonna faceva solo Pecorino a latte crudo con caglio vegetale ricavato dai carciofi e, per abbinare ogni formaggio ad un fiore o spezia, variava lo stampo del formaggio stesso.
Una volta alla settimana i Pecorini venivano tolti dai tini, spazzolati, controllati per eventuali crepe e unti con olio di lino o di canapa.
Il fiore e la spezia che nel corso dei giorni aveva assorbito umidità, veniva sostituito, altrimenti anziché rallentare la stagionatura, ne avrebbe accelerato il processo e il pecorino si sarebbe indurito prematuramente.
Questo lungo e maniacale lavoro veniva eseguito fino alle feste di Natale durante le quali il Pecorino veniva usato come merce di scambio.
E così, con il passare del tempo qualche segreto l’ho rubato e custodito nel mio cuore…
Paolo Farabegoli